lunedì 3 gennaio 2022
Osa e utenze Dott.ssa Maria Riello. - ppt scaricare
venerdì 31 dicembre 2021
Riti pagani e non del Capodanno. Buon 2022
Le feste di Natale sono ormai passate, ci resta un piccolo, minuscolo festeggiamento per il Nuovo Anno, un nuovo cenone in solitaria tra tamponati e nuovi riti scaramantici. A differenza della festa religiosa natalizia, che c’è chi la festeggia e chi no, l’inizio del Nuovo Anno lo festeggia tutto il mondo, o meglio lo festeggia chi ha come calendario, il calendario Gregoriano.
In tempi antichi il Capodanno non era per tutti il 1° gennaio, infatti, i babilonesi, i giapponesi, festeggiavano l’inizio dell’anno con la rinascita della Terra, e cioè in primavera. L’origine del Capodanno, come lo conosciamo oggi, risale alla festa pagana del Dio romano Giano, nel VIII secolo, i pagani delle Fiandre, avevano l’usanza di festeggiare il passaggio del nuovo anno proprio il 1° Gennaio.
Nel 46 a.c. Giulio Cesare, creò il “Calendario Giuliano” che stabiliva che l’anno nuovo iniziava il primo gennaio, e come usanza i Romani usavano invitare a pranzo gli amici e scambiarsi il dono di un vaso bianco con miele, datteri e fichi, il tutto accompagnato da ramoscelli d’alloro, detti “strenne” come augurio di fortuna e felicità. Il nome strenna derivava dal fatto che i rami venivano staccati da un boschetto della via sacra ad una dea di origine sabina: Strenia, che aveva uno spazio verde a lei dedicato sul Monte Velia.
La dea era apportatrice di fortuna e felicità; il termine latino “strenna”, presagio fortunato, deriva probabilmente proprio dalla dea. Nel Medioevo molti paesi europei usavano il Calendario Giuliano, ma vi era un’ampia varietà di date che indicavano il momento iniziale dell’anno. Tra queste per esempio il 1 marzo (capodanno nella Roma repubblicana), 25 marzo (Annunciazione del Signore) o il 25 dicembre (Natale). Solo con l’adozione universale del calendario gregoriano (dal nome di papa Gregorio XIII, che lo ideò nel 1582), la data del 1 gennaio come inizio dell’anno divenne infine comune.
Ma questa è anche una notte magica
Vediamo dunque come propiziarsi la fortuna in questa notte incantata:
al momento del brindisi di mezzanotte, se avete un ceppo che arde nel camino, versate sulla fiamma il primo sorso del vostro spumante, avendo cura di far cadere qualche goccia del vostro vino anche sul ceppo e la fortuna non vi abbandonerà per tutto l’anno.
Prendete una noce, tenetela in mano per dieci minuti circa e poi gettatela nel fuoco; se la noce scoppierà l’anno sarà buono, se brucerà senza scoppiare, sarà un po’ più difficile.
A mezzanotte in punto bruciate il vecchio calendario arrotolato e legato con nove giri di filo rosso, ripetendo mentalmente «Brucia libro dei giorni passati e che i dolori del vecchio anno non tornino più».
Scrivete su un foglietto i progetti, le situazioni e le esperienze che, nell’arco dell’anno che si è chiuso, vi hanno arrecato dispiacere e che non desiderate più rivivere e quindi gettatelo nel fuoco. Su un altro foglio scrivete i vostri desideri e le vostre aspirazioni per l’anno che comincia e, dopo averlo piegato e strappato in quattro pezzetti ( perché nessuno possa leggerlo), affidatelo al vento…
Cose da fare
Far rumore con botti e campanelli per scacciare da casa le presenze negative.
Offrire al camino (o al vento, se non avete il camino) il primo sorso di spumante o il primo boccone dell’anno.
Buttare via (dal balcone?) oggetti vecchi dei quali volete liberarvi.
Mangiare tra la mezzanotte del 31 e l’alba del 1 gennaio le lenticchie con le mani.
Baciare uno sconosciuto sotto il vischio. Fare gli auguri ad una persona dell’altro sesso che sapete felice ed amata. Fare gli auguri ai propri animali domestici. Gettarsi dietro la spalla sinistra un sorso di vino e una moneta.
Indossare al contrario, un paio di slip rossi. Indossare un capo nuovo. Indossare qualcosa di rosso e di turchino. Mangiare a mezzanotte tredici chicchi, uno dietro l’altro, d’uva nera. Accendere una candela bianca da offrire all’anno nuovo perché vi sia propizio e lasciare che bruci completamente.
Cose da non fare
Preparare la pasta in casa per il pranzo di Capodanno. Spazzare la casa il primo giorno dell’anno. Lasciare appese delle corde o delle calze penzolanti. Contare denaro. Mangiare a mezzanotte qualcosa all’aperto. Litigare con qualcuno. Telefonare, se siete donne, in casa d’altri di buon mattino per fare gli auguri… la prima telefonata, perché sia di buon auspicio, deve essere fatta da una voce maschile.
Fonte (http://calendario-esoterico.esoterya.com/origine-capodanno), http://www.eternoulisse.it/miti_leggende/notti_magiche_riti_tradizioni_capodanno.html)
lunedì 1 novembre 2021
Halloween e Festa dei morti. Celti e Siculi. Sicilia e Irlanda, due isole e due culture che si sono incontrate 3000 anni fá.
Due facce uno stesso popolo? che siculi e celti abbiano tradizioni e storie comuni non deve dircelo Halloween e la sicilianissima Festa dei Morti, che ricordiamo derivano ambedue da riti celtici di venerazione, culto e ricordo dei propri defunti. I ns due popoli hanno stessi antenati, per millenni hanno vissuto respirando salsedine e riscaldandosi con il venerato Sole. medesimi rituali e simboli esoterici, la Triskele, ci dicono che siamo "amici" da parecchi millenni e forse figli degli stessi genitori. Insomma tra la diatriba Halloween "americanata" e Festa dei morti "la Tradizione" forse sarebbe piu interessante scoprire come e perché in due Isole cos' distanti ci siano due popoli che hanno una storia comune. E forse è per questo che per l'ennesima volta questa estate ho deciso di trascorrere due mesi circa girovagando, proprio come gli zingari irlandesi, sulle terre dell'Isola di smeraldo, così lontana ma così vicina ed avvolgente tanto da farti sentire sempre a casa. Le parole del Libro di Enzo Farinella squarciano le ombre della storia e ci regalano un uno spiraglio di conoscenza.
Scrivendo nell’introduzione a: Sicilia – Irlanda: Legami culturali, Palermo, 2005, il Prof. Placido Petino, afferma: E’ un mirabile affresco questo libro di Enzo Farinella. Anzi un elegante mosaico punteggiato dalle espressioni intellettuali più significative delle due Isole e da variegati momenti d’incontro fra le due culture.
martedì 13 luglio 2021
Ma la casa in Italia è ancora un diritto? il Governo che fà? ma il centrosinistra che dice?
Nell’Italia degli Europei, mentre si festeggia la grande Coppa, c’è chi trema per la casa.
Nella Costituzione italiana il diritto all'abitazione è richiamato all'art. 47 e in ripetute
sentenze della Consulta: "è doveroso da parte della collettività intera
impedire che delle persone possano rimanere prive di abitazione" (n.
49/1987); ma questo diritto alla casa è negato da sempre, di fatto non
applicato da nessun Governo negli ultimi 30 anni.
Mentre la destra, guidata da un tal Renzi di Rignano,
propone l’abolizione del RdC, unica e vera riforma Welfare di questo Paese, che
ha consentito intere famiglie di mangiare e pagare le bollette in questi due
anni, c’è un intero governo die migliori che continua imperterrito la strada
degli altri e non fa nulla per l’edilizia popolare. Il blocco degli sfratti è
stato definito incostituzionale e quindi cancellato. Sospese dalla pandemia e
da ritardi in Italia i sindacati calcolano saranno circa 80 mila solo
quest’anno. Non sappiamo quanti a Palermo, ma di certo anche nella ns città. 80
mila famiglie, 300 mila persone che entro pochi mesi dovranno trovare un ponte,
un cavalcavia, una scuola abbandonata insomma qualsiasi cosa possa loro dare un
tetto, in vista dell inverno. Ma nel frattempo il generalicchio di rignano ed i
suoi vivaisti italiani che fanno? Aboliamo il RdC perché così non vuole
lavorare nessuno, eh già io me li vedo questi giovani italiani che preferiscono
750 euro ad una paga di 1200 euro vuoi mettere ? e che ci fanno con il resto?
Ma no suvvia meglio un uovo oggi che una gallina domani. E poi ci sono gli
anziani, no non quelli pensionati, quelli stanno benino, quelli licenziati come
quelli delle coop, coop servizi, coop supermercati, coop manutenzioni, coop
pulizie, coop trasporti e logistica; si quelli che hanno 50 e rotti anni e che
per le aziende sono già un peso, quelli che pur di prendere 750 euro di Reddito
di Cittadinanza rifiutano l’eldorado del lavoro che c’è ma nessuno vuole. Che
poi a dirla tutta, nessuno lo ha visto ma è come per la religione, o ci credi o
No!
Insomma il Governo dei migliori con il suo Recovery, ma nemmeno gli altri ad onor del vero, non ha pensato a questa bomba sociale, che stà per scoppiare. Nessuna exit strategy, la patata bollente è stata consegnata alle Prefetture ed ai Comuni, già in dissesto finanziario e che nulla possono fare, per altro prossimi alle campagne elettorali per eleggere il loro Sindaco. Palermo è tra queste.
lunedì 28 giugno 2021
Le aspettative determinano la ns vita?
C'è un interessante articolo di Annamaria Testa, sul Blog Nuovo e Utile, che a sua volta traduce un articolo appena uscito su The Cut che mette in relazione sport, percezione del dolore e aspettative, a partire da una ricerca danese intitolata “Il potere della parole”.
I risultati sono molto, molto interessanti:
Ecco, in sintesi, di che si tratta: tutti sappiamo che dopo aver fatto sport ci si sente meglio. È una conseguenza fisiologica, e dimostrata. Facendo attività fisica, infatti, attiviamo una serie di modificazioni chimiche e ormonali. Riduciamo la sensibilità allo stress e alla depressione. Miglioriamo il tono dell’umore, la memoria, la concentrazione. E possiamo mitigare la percezione del dolore.
Eppure.
BENEFICI AZZERATI. Eppure, questi benefici reali e oggettivi (lo ripeto: ampiamente dimostrati, e incontrovertibili) possono ridursi, fino ad azzerarsi, se vengono contraddetti dalle aspettative del soggetto che fa sport.
UNO STUDIO SORPRENDENTE. Lo studio ha coinvolto 83 volontari, la cui tolleranza al dolore è stata prima misurata. Poi, i volontari sono stati divisi in tre gruppi. Al primo, i ricercatori hanno correttamente ricordato che fare esercizio fisico avrebbe significativamente aumentato la soglia (cioè, il livello di tolleranza) del dolore. Invece, al secondo gruppo non hanno detto nulla di specifico. Al terzo, hanno detto (mentendo, ovviamente) che l’esercizio fisico avrebbe diminuito la capacità di sopportare il dolore. In seguito, ciascun soggetto ha fatto una breve e intensa sessione di squat isometrico.
Infine, il test sul dolore è stato ripetuto. E le percezioni dei diversi gruppi sono risultate allineate – questo è il dato clamoroso – non alla realtà fisiologica, ma alle aspettative generate dalle dichiarazioni dei ricercatori.
LA MENTE E IL CORPO. Nel dettaglio: il gruppo che si aspettava effetti benefici ha rilevato un incremento di tolleranza al dolore del 22 per cento. È un guadagno comunque lieve rispetto all’incremento registrato nel gruppo di controllo, che non aveva ricevuto informazioni specifiche.
Invece, aspettative negative hanno non solo cancellato del tutto i benefici dell’esercizio, ma hanno addirittura diminuito (del 4 per cento in media) la soglia del dolore rispetto alla misurazione precedente. Tutto ciò attesta che non solo la mente può essere più potente del corpo, commenta The Cut, ma che i cattivi pensieri possono avere effetti (non solo mentali, ma fisici!) superiori a quelli buoni.
INFORMAZIONI E ATTESE. Parlando di interazioni tra corpo e mente, non posso non fare almeno un cenno all’effetto nocebo. È simmetrico e contrario all’effetto placebo, e peraltro ben noto nella pratica clinica. Una citatissima ricerca afferma (traduco testualmente) che la divulgazione di informazioni sui potenziali effetti collaterali (con il conseguente insorgere di aspettative negative) può essa stessa contribuire a produrre effetti avversi… è un fenomeno neurobiologico, che può manifestarsi con cambiamenti corporei rilevabili.
Ma che cos’è, in concreto, una ”aspettativa?”.
Si definisce aspettativa “la previsione ragionevolmente realistica di ogni attore sociale circa la condotta degli altri membri della società in un contesto di incertezza “. “Previsione ragionevolmente realistica” implica che la previsione che ci creiamo sull’esito di un evento, si basi su esperienze personali passate e quindi consapevoli e non su fantasie, che, proprio perché proiezioni del futuro, non sempre sono realistiche. A volte le aspettative che ci creiamo sono troppo rigide, esagerate o irrealistiche e quindi destinate ad essere deluse. Che succede quando le aspettative vengono disattese?
La delusione delle aspettative si genera spesso da un’illusione di partenza.
Quando si anticipa mentalmente uno scenario, prefigurandoselo in positivo, lo si carica emotivamente e più ci si avvicina all’evento, più la tensione e l’agitazione sale. Spesso l’aspettativa iniziale non trova riscontro nella realtà, proprio perché non è basata su dati reali e si trasforma in delusione. L’intensità della delusione dipende da due fattori: dall’importanza di ciò che viene atteso e dal tempo che si passa ad attendere. Nel tentativo di non deludere, si rimane delusiASPETTATIVE POSITIVE. Il medesimo meccanismo funziona (anche questo è notevole) nel meno frequente caso delle aspettative positive. Per esempio, lo psicologo sperimentale Richard Wiseman ha dimostrato che le persone che si ritengono fortunate sono di norma più aperte e più capaci di intercettare opportunità favorevoli. E, appunto “fortunate”. Oppure: ai docenti di una scuola viene detto che alcuni alunni (in realtà scelti a caso) hanno grandi potenzialità. Dunque, i docenti cominciano a seguirli con un’attenzione speciale. Ottenendo, a fine anno, proprio i risultati attesi.
Anche in questi casi, la percezione orienta in comportamento, e i positivi risultati del comportamento rafforzano ulteriormente la percezione.
IL RISCHIO DELLA FRUSTRAZIONE. Eppure, perfino nel nutrire aspettative (eccessivamente) positive c’è una trappola. Si chiama “frustrazione”.
Noi valutiamo costantemente i nostri risultati nella vita in base alle nostre aspettative e alle aspettative degli altri. A scriverlo è Sydney Finkelsein, docente di management al Dartmouth College. Le nostre aspettative orientano il modo in cui percepiamo un film o un libro, il modo in cui valutiamo le prestazioni di un prodotto, o la qualità del nostro posto di lavoro.
. Si definisce aspettativa “la previsione ragionevolmente realistica di ogni attore sociale circa la condotta degli altri membri della società in un contesto di incertezza “.
“Previsione ragionevolmente realistica” implica che la previsione che ci creiamo sull’esito di un evento, si basi su esperienze personali passate e quindi consapevoli e non su fantasie, che, proprio perché proiezioni del futuro, non sempre sono realistiche.
A volte le aspettative che ci creiamo sono troppo rigide, esagerate o irrealistiche e quindi destinate ad essere deluse. Che succede quando le aspettative vengono disattese?
La delusione delle aspettative si genera spesso da un’illusione di partenza.
Quando si anticipa mentalmente uno scenario, prefigurandoselo in positivo, lo si carica emotivamente e più ci si avvicina all’evento, più la tensione e l’agitazione sale.
Spesso l’aspettativa iniziale non trova riscontro nella realtà, proprio perché non è basata su dati reali e si trasforma in delusione. L’intensità della delusione dipende da due fattori: dall’importanza di ciò che viene atteso e dal tempo che si passa ad attendere. Nel tentativo di non deludere, si rimane delusi
ASPETTATIVE DETERMINANTI. Le tue aspettative, più di ogni altra cosa, determinano la tua vita, scrive Forbes in un articolo intitolato 8 aspettative irrealistiche che ti rovineranno. Tra queste: l’idea che la vita “deva essere giusta” e che “le opportunità arriveranno da sole” (e che quindi basti aspettare perché tutto si sistemerà spontaneamente). L’idea che “tutti debbano piacermi”. Che “tutti debbano essere d’accordo con me”. E che “tutti sappiano quello che voglio dire” (risultato: più spesso del dovuto ci si sente feriti, offesi o incompresi. Ma non si fa nulla per rimediare o per ovviare).
E poi: l’idea di poter cambiare anche le persone che non vogliono farlo (questo non succederà, soprattutto se i contesti restano gli stessi). L’idea che “sto per fallire” (e qui siamo in piena profezia che si autoavvera). E L’idea che “gli eventi mi renderanno felice” (difficile che un evento esterno, anche rilevante, modifichi in maniera permanente un’insoddisfazione interiore).
SAREBBE MEGLIO… In sintesi: sarebbe meglio affidarsi all’energia positiva e fiduciosa della speranza. Coltivare il bene della gratitudine. Ed essere consapevoli dell’impatto delle aspettative ed evitare di coltivarne troppe e irrealistiche, o negative. Tutto ciò, senza nutrire l’aspettativa, a sua volta irrealistica, che basti leggere un articolo come questo per cambiare tutto quanto in un battibaleno.
Le aspettative sono frutto dei modelli culturali e, seppur variando da contesto a contesto, sono prodotte dai ruoli e dalle norme sociali: a ciascuna posizione sociale corrisponde una modalità tipica e ricorrente di comportamento e, sulla base di questa, vengono create delle aspettative circa i contenuti delle interazioni. Insomma è da considerarsi naturale avere delle Aspettative, è normale che si abbia la speranza che le cose possano cambiare, in meglio, è necessario affrontare la vita con la giusta dose di fiducia nel cambiamento, perché questo ci induce a migliorare il ns comportamento, le ns relazioni e per conseguenza a migliorare la ns vita, Ma, ma con giudizio; perché se le ns "speranze", le ns "aspettative" sono irrealistiche o cmq eccessive c'è il rischio di continue e cocenti delusioni. Se vogliamo aspettarci qualcosa, aspettiamocelo da noi stessi. Le sole aspettative che possiamo, in qualche modo, “controllare” sono quelle verso noi stessi ed è fondamentale che sia su queste che concentriamo le maggiori aspettative di cambiamento, nonché i nostri sforzi. Abbandoniamo la pretesa di poter cambiare l’altro o di poter cambiare le situazioni e facciamo focus su noi stessi e sui nostri bisogni. Insomma siamo noi gli artefici del cambiamento, ma fino ad un certo punto.
domenica 27 giugno 2021
i post sono un grande all you can eat
I post sono cibo.
Tutte le volte in cui lo sport si è schierato politicamente
In questi giorni dai social possiamo appurare almeno due cose: non tutti conoscono: il significato di solidarietà, fatto anche, ma non solo, da esempi simbolici come manifestare in piazza, in uno stadio da soli ed in compagni e molti non conosco i cosiddetti gesti iconici comunicativi e rappresentativi di emozioni, svolti da calciatori, sportivi, personaggi famosi che sono esempi e punti di riferimento per intere generazioni e sempre in molti non conoscono che la forza di un gesto simile è una scelta di campo a forte simbolismo comunicativo, tant'è che siamo qui a parlarne. Quello che dà fastidio a molti, a livello inconscio, è proprio questo: vedere quel gesto particolare, che loro non farebbero mai. I gesti iconici sono vecchi quanto il mondo: nel mito religioso cristiano Gesù lavò i piedi, baciò lebbrosi etc... gesti talmente evocativi che ancora oggi la lavanda dei piedi e l'inginocchiamento del Papa è un evento di portata mondiale, ogni anno. Per altro nello sport i casi di gesti iconici rappresentativi sono vecchi quanto lo sport stesso, nel calcio sono migliaia, sono chiamati Far Play e li trovate agevolmente su Google ed appartengono oltre che al calcio, anche all'atletica , al volley alla pallacanestro etc...etc... . Ma anche i gesti cosiddetti "politici" iconici sono sempre stati presenti nello sport fin dall'antica Grecia delle Olimpiadi, tanto per ricordare nel secolo scorso Jess Owens che nel 1936, unico atleta di colore nelle Olimpiadi razziste di Berlino fù l'unico in tutto lo stadio a non piegarsi al saluto Nazista e sfidando apertamente il regime;
oppure nel 1960 il gesto di correre senza scarpe di Bikila
per protestare contro la colonizzazione europea dell 'Africa a favore dell'indipendenza degli stati africani;
o nel 1968 il pugno chiuso con il guanto neo alzato segnale iconico delle Pantere nere contro il razzismo, avevano appena ucciso Martin Luther King e Kennedy,
o nel 2016 il modo irrituale di tenere la bandiera italiana della ns atleta De Francisca per mandare un messaggio contro il terrorismo; etc etc.. in tutti questi casi schiere di benpensanti si sono sempre schierate contro questi gesti con mille giustificazioni che da comunicatore e sociologo potrei definire: 1) non appartenenza (ovvero non mi interessa e della cosa non mi frega un fico secco) quello che il politologo e sociolo Banfield nel 1954 chiamo "familismo amorale" 2) in realtà sono a favore di quei gesti discriminatori ma non posso dirlo quindi dico che lo sport è altra cosa, 3) penso ai fatti miei e gli altri, scusate il francesismo ....si fottano. Ovviamente al contrario c'è chi si inginocchia per lavare i piedi a dei poveri, chi manifesta scendendo in piazza contro ogni abuso e violenza, che sia mafioso, ambientale e/o sociale e che ritiene che ogni gesto, come insegna Mc Luhan, ha un suo profondo significato. Come dico sempre ai miei alunni nella prima lezione di Comunicazione. NON SI PUO' NON COMUNICARE, Paul Watzlawick , primo assioma della Comunicazione, poi ognuno sceglie cosa e come lo vuole comunicare ... Buona domenica